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Dai dati all’azione: le aziende devono affrontare le sfide digitali per ridurre le emissioni

Pubblicato il 13/05/2025
EFEM Report web visual
  • Il 27% delle aziende è in grado di misurare con precisione le proprie emissioni di CO₂
  • Nella maggior parte dei casi le metodologie di monitoraggio delle emissioni risultano obsolete
  • Quasi la metà dei fleet manager si sente poco informato sull'elettrificazione e sugli strumenti a supporto disponibili
  • L'impatto di iniziative come la Direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) è stato finora marginale.

     

MONACO, 13/05/2025 – Le aziende europee stanno raccogliendo sempre più dati sulle emissioni – ma ancora non sono in grado di sfruttarne pienamente il potenziale. Secondo l'ultimo European Fleet Emission Monitor (EFEM) Alphabet, solo il 27% delle aziende è in grado di quantificare con precisione le emissioni di CO₂ della propria flotta, nonostante un costante aumento degli sforzi di monitoraggio. Basato sulle risposte di oltre 740 gestori di flotte in 12 paesi, il rapporto rivela un crescente disallineamento: la digitalizzazione sta avanzando, la sostenibilità è in cima all'agenda – eppure la maggior parte delle aziende rimane bloccata in sistemi obsoleti, travolta dalle informazioni e impreparata a normative sempre più stringenti. In un contesto sempre più rischioso, questa inattività non è più una scelta passiva – è un rischio per il business.

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Il sondaggio 2025 evidenzia un costante aumento delle aziende che monitorano le emissioni delle proprie flotte, ora al 43%, con un modesto incremento di circa l'1% rispetto all'anno scorso. Tuttavia, solo il 27% è in grado di misurare con precisione le proprie emissioni di CO₂, rivelando una crescente disparità tra la raccolta di dati e le informazioni utilizzabili. Questo non indica una mancanza di interesse; piuttosto, mostra che molte aziende stanno ancora valutando l'infrastruttura digitale più adeguata e le capacità interne necessarie per gestire efficacemente la sempre maggiore quantità di dati disponibili.

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Molte aziende si trovano ad avere a che fare con dati non strutturati e strumenti di analisi obsoleti: il 42% si affida ancora a stime basate sul carburante e il 26% utilizza fogli di calcolo Excel per il monitoraggio. Questa dipendenza da sistemi manuali e frammentati rende difficile per i gestori di flotte trarre informazioni significative o rispondere efficacemente alle pressioni normative e ai relativi costi. Nonostante l'evidente necessità, l'adozione di strumenti digitali avanzati procede a rilento, e il settore tarda nell'abbracciare l'automazione: solo il 7% delle aziende integra attualmente l'AI nella gestione delle flotte, con poco più del 3% che la utilizza specificamente per la reportistica delle emissioni.

 

Nessun piano, nessun progresso: le flotte senza obiettivi affrontano costi crescenti e rischi di conformità.

Molte aziende stanno ancora navigando verso la sostenibilità delle flotte senza una direzione chiara. Un sorprendente 43% non ha obiettivi di CO₂ e circa un terzo non monitora affatto le emissioni della propria flotta. La Direttiva CSRD, prevista per stimolare azioni più forti, ha avuto finora un effetto limitato, con poco più dell'8% delle aziende che riportano un impatto sulla pianificazione della flotta. Tuttavia, ci sono segni di progresso strutturale: oltre un terzo delle aziende ha ora dipartimenti dedicati alla sostenibilità e un altro 12% prevede di istituirne uno. Questi passi potrebbero aprire la strada a un'azione più coerente in futuro. Tuttavia, il divario tra consapevolezza ed esecuzione rimane critico. Senza obiettivi definiti e monitoraggio affidabile, le aziende rischiano costi più elevati, incentivi mancati e competitività ridotta in un contesto sempre più regolamentato.

 

Le lacune nella conoscenza minano gli incentivi all'elettrificazione. 

Nonostante l'aumento dell'attenzione sull'adozione dei veicoli elettrici, il 43% dei gestori di flotte si sente ancora poco informato sugli sviluppi e le opportunità legate all'e-mobility – un leggero miglioramento rispetto all'anno scorso. Questa continua lacuna di conoscenza non solo ostacola il ritmo dell'elettrificazione, ma diminuisce anche l'impatto degli incentivi disponibili. Oltre un quarto delle aziende non è a conoscenza dei programmi di supporto finanziario e meno di un terzo comprende a pieno i benefici a cui potrebbe accedere. Il risultato è un evidente disallineamento tra politiche ben intenzionate e attuazione pratica – evidenziando la necessità di una guida più forte, di una comunicazione migliore e di un supporto più integrato in tutto il settore.

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Jesper Lyndberg, CEO of Alphabet International, commenta: “Il sondaggio di quest'anno mette in luce sia i progressi che le insidie della sostenibilità. Sebbene l'ambizione di promuovere il cambiamento sia evidente in tutta Europa, la vera sfida rimane l'esecuzione. Le aziende che investono ora nell'elettrificazione, nei sistemi di dati integrati e nella sostenibilità saranno in grado di evitare costi crescenti e adattarsi a normative sempre più stringenti in futuro. In questo modo, è possibile raccogliere i pieni benefici dei risparmi operativi, degli incentivi e della resilienza strategica.”

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EFEM 2025 by Alphabet (3,83 MB)Scarica

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